Casale Podere Rosa |
|
sabato 5 novembre 2005
*Una
giornata "con" Harold Pinter
tra cinema e letteratura* "Il cinema è stato importantissimo per me, ci sono cresciuto. Ho avuto una formazione cinematografica ricchissima. Molto più di quella teatrale. Non andavo mai a teatro". Harold Pinter
"Le parole di Pinter sono economiche, rare,
esatte; hanno il loro ritmo ed egli ha capito subito che le parole
dette nei film hanno valori e funzioni differenti”. Joseph Losey
In occasione del recente conferimento del premio Nobel per la letteratura ad Harold Pinter, il Casale Podere Rosa dedica l’intera giornata del 5 novembre al sodalizio artistico tra il drammaturgo inglese ed il regista americano Joseph Losey, volontariamente esiliato in Inghilterra a causa del maccartismo. Da questa collaborazione è scaturita una trilogia di film (“Il servo”, “L’incidente” e “Messaggero d’amore”), che rappresenta uno dei vertici del cinema britannico del dopoguerra. Per omaggiare Pinter abbiamo pensato di parlare del suo rapporto con il cinema poiché è un aspetto del suo percorso artistico gettato nel dimenticatoio. Le sceneggiature pinteriane hanno dato al cinema di Losey, ed a tutto il cinema inglese degli ultimi quaranta anni del novecento, l’opportunità di avvicinarsi sempre più all’ipotesi di una cinematografia di riflessione. Ad accompagnare il pubblico alla (ri)scoperta di queste pellicole sarà il giornalista Rosario Pipolo, caporedattore spettacolo del portale web Milanodabere.it, annoverato tra i maggiori esperti italiani del rapporto tra Pinter e Losey. PROGRAMMA
ore 15.30 LOSEY/PINTER TRA LETTERATURA E CINEMA intervento del Dott. Rosario Pipolo ore 16.30 IL SERVO di Joseph Losey, 1963, b/n, 115' ore 18.30 L'INCIDENTE di Joseph Losey, 1967, col, 105' Gran Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes 1967. ore 20.30 MESSAGGERO D'AMORE di Joseph Losey, 1971, col, 112' - Palma d’oro al Festival di Cannes 1971. I film in programma saranno preceduti da una breve scheda critica del film a cura del Dott. Rosario Pipolo Harold Pinter e il cinema
di Losey:
visioni sospese tra pagina e schermo di Rosario Pipolo
Ho accolto con entusiasmo l’invito a Roma del Casale di Podere Rosa per festeggiare il Nobel alla Letteratura assegnato ad Harold Pinter, non solo perché ho manifestato in più occasioni il mio sostegno per l’ottenimento di questo prestigioso riconoscimento, ma anche per gli stimoli che ho ricevuto in questi anni dalla sua opera. Il mio incontro con il teatro di Pinter, uno dei maggiori drammaturghi viventi del ‘900, è avvenuto più di quindici anni fa in un teatro della provincia di Napoli. La sovversiva modernità della sua scrittura ha mutato la mia concezione del teatro e mi ha aperto una nuova strada, fatta di studi e di riflessioni. Quell’incontro drammaturgico è stato per me come un’illuminazione, una lungimirante provocazione che avrebbe segnato e dirottato allo stesso tempo il mio approccio con l’universo dello spettacolo in genere, in cui opero da diversi anni. Il mio saggio “Percorsi liberi a limite dell’immagine: Harold Pinter sceneggiatore per Losey tra letteratura, cinema e multimedialità” (Napoli, 1999), è il risultato proprio di questi studi ed approfondimenti maturati in un lungo percorso formativo fatto di diversi elementi: la letteratura, il teatro, il cinema e la multimedialità. Questi quattro elementi sono gli strumenti con cui all’alba del nuovo millennio questa ricerca ha tirato le somme su un aspetto di Pinter poco trattato, o perlomeno trattato con superficialità dalla critica tout court: la sua attività di sceneggiatore, vale a dire il suo approccio con il mondo dell’immagine dove la “scrittura per la visione” diventa raffinata ed interessante nei tre script filmati nell’Inghilterra degli anni sessanta - settanta dal regista americano Joseph Losey: Il Servo, l’Incidente e Messaggero d’Amore. Quest’analisi sul lavoro di Pinter prende una sua autonoma posizione dopo aver consultato in diversi paesi europei una miriade di fonti, tra cui degli inediti mai utilizzati prima. Rivedendo la trilogia loseyana ci renderemo conto che il minimo comune denominatore del Servo, L'Incidente, Messaggero d'Amore è la costante fedeltà di Pinter al suo universo drammaturgico. Sia le opere cinematografiche che quelle teatrali, infatti, sono in un continuo processo di osmosi, di scambio di temi e strutture narrative. Se nei primi due film è il contenitore tematico della drammaturgia pinteriana a fare prestiti, arricchendo quello dello script, per Messaggero d'Amore accade il contrario, in quanto lo script è "un laboratorio" in cui il drammaturgo estende la sua istanza drammaturgica che dominerà la successiva produzione teatrale. Le costanti che ritornano dal teatro pinteriano sono “la stanza” e “il visitatore”. Il tutto arricchito da un'ambiguità che dilata il significato del conflitto centrale, quello tra “l'intruso” e “l'ospite”. Impetuosi intrusi irrompono in una casa - la stanza pinteriana adesso ha un’estensione maggiore senza perdere però l'atmosfera claustrofobica (in modo particolare nel Servo e L'Incidente) - e interagendo con coloro che vi abitano o portano delle trasformazioni o vengono trasformati. Se nel Servo la vita del giovane ricco Tony viene sconvolta dal nuovo servo assunto Hugo Barrett, quella dei due professori universitari Stephen e Charley viene scombussolata dalla studentessa Anna nell'Incidente. Ma nel punto più alto della narrazione, uno dei personaggi può perdere la sua innocenza a causa dell'intrusione di una sexual scene che lo trasforma in vittima (l'arrivo della sospetta Vera, complice di Barrett, contribuisce ad annientare il ruolo iniziale di Tony nel Servo) o lo corrompe (la delusione d'amore e i traumi subiti da Leo gli sottraggono l'innocenza infantile per fare spazio alla corruzione e al tradimento in Messaggero d'Amore). In ogni caso viene arrestata la crescita del personaggio. Due ultimi tratti distintivi della drammaturgia pinteriana ci possono ancora far fare un'ulteriore suddivisione all’interno della trilogia: il diverso e le sue problematiche accomuna quelli degli anni sessanta (Il Servo e l'Incidente); la memoria e la ciclicità del tempo quello del decennio successivo (Messaggero d'Amore). Diversi possono essere il Barrett del Servo e la Anna dell'Incidente, l'uno per la sua velata omosessualità l'altra per il suo completo distacco dall'ipocrita perbenismo oxfordiano. La diversità è pertanto un morbo che può estendersi da una dimensione psico-somatica a quella socio-culturale. La memoria invece può addirittura sdoppiare la figura del visitatore. In Messaggero d'Amore Leo visita Brandham Hall nel passato come vivace dodicenne e nel presente come anziano sessantenne, rimanendo in entrambi i casi vittima degli abitanti. La ciclicità del tempo (già annunciata nell’Incidente con il magistrale uso del flashback) è scandita nel Pinter teatrale del periodo successivo, sempre più cosciente di quanto la vita sia fatta di un eterno presente. Il tempo si dilata. "Avverto sempre di più che il passato non è passato. E' presente. Il futuro sarà la stessa cosa. Non finirà mai.", ha ribadito più volte lo stesso Pinter. L'intensa attività del Pinter sceneggiatore è indispensabile a quella del Pinter drammaturgo. Agli scettici che hanno giudicato soffocante l'inserimento dell'emisfero drammaturgico pinteriano nelle sceneggiature, ho voluto dimostrare che questo processo era indispensabile, come nel caso del Servo e dell'Incidente, tratti rispettivamente dai due omonimi romanzi di Maugham e Mosley. Non solo per personalizzare di più il contenuto ma, soprattutto, per approfondire alcuni punti chiave che nella fonte originale rimanevano nel vago o addirittura in ombra. L'ispirazione drammaturgica pinteriana è, infatti, la lente di ingrandimento che consente allo sceneggiatore di individuare le molteplici e sottili sfaccettature dell'oggetto esaminato (il romanzo) per creare un prodotto finale (la sceneggiatura) originale e personale. Concludendo, possiamo riconoscere in definitiva agli script pinteriani un'autonomia "letteraria", nonostante la "sceneggiatura" per antonomasia sia solo il copione su cui lavora il regista. Ciò è confermato dall'interesse dimostrato dalla prestigiosa casa editrice inglese Faber & Faber che recentemente le ha ristampate, riconoscendole pertanto come prodotto fruibile dai lettori, nonostante la presenza vincolante di indicazioni tecniche per il regista. Harold Pinter resta uno scrittore che deve fare i conti con l'industria cinematografica e allo stesso tempo un ingegnoso sceneggiatore che opera tra letteratura e cinema, il detto e il non detto, la parola e l'immagine. Rosario Pipolo (Napoli, 1973), giornalista ed esperto in comunicazione, autore di diversi cortometraggi in video. Si è laureato nel 1998 in Lingue Straniere all’Università Federico II di Napoli con una tesi sul contributo di Pinter al cinema di Losey, pubblicando l’anno successivo il volume "Percorsi liberi a limite dell’immagine: Harold Pinter sceneggiatore per Losey tra letteratura, cinema e multimedialità” (EDISU, Napoli). Nel 2001 ha incontrato Harold Pinter ed ha relazionato alla sua presenza al Convegno di studi "Harold Pinter: dal teatro della minaccia al cinema delle ceneri", svoltosi a Fiesole e promosso dal Sindacato Nazionale dei Critici Cinematografici e dall'Università degli Studi di Firenze. |
|