Casale Podere Rosa |
al Casale Podere Rosa
Capitalismo, Natura, Socialismo -
anno 5°, n.1 genn/apr 1995 |
prefazione di Valentino Parlato
In Italia e stato detto (e si può dire) tutto il male possibile della partitocrazia e dei partiti che sono stati i soggetti portanti delle prima repubblica, ma è certo che oggi il loro declinare apre un vuoto e un disorientamento che non possono essere affrontati con trovate di ingegneria istituzionale. Il problema della rappresentanza democratica rimane drammaticamente aperto: l'ingegneria istituzionale e il leaderismo non sono soluzioni. Bisogna tornare a concentrare l'attenzione sulle viscere della società, su ciò che si muove nel suo profondo, cioè su quel mondo di movimenti che oggi anima la vita del nostro paese. James O'Connor ha messo all'ordine del giorno la questione "rosso-verde femminismo ". In Italia il panorama e ancora più variegato e ciascuna delle componenti enucleate da O'Connor si divide e si sfrangia ai suo interno in altri movimenti, tutti alla ricerca di una soggettività e identità, che li. rendano meno precari, più ricchi di forza di persuasione. Insomma, non solo ha torto chi ha parlato di fine della storia, ma neppure il "caso italiano" e stato ancora archiviato. Nelle pagine che seguono abbiamo raccolto una serie di interventi (presentati in ordine alfabetico), di diversa angolazione ed esperienza, tutti convergenti sulla ricerca delle soggettività, di fare un passo oltre il precario, il contingente, l'empirico. (...) Al Casale Podere Rosa "Agire localmente, pensare globalmente". Potrebbe rappresentare una delle chiavi d'interpretazione (anche ambientalista) dell'esperienza politico-culturale dei centri sociali in generale e del nostro nello specifico. Le contraddizioni del modello capitalistico dello sviluppo delle città hanno creato e creano le condizioni per la crescita di un soggetto politico antagonista, complesso, imperniato su alcune idee guida: la "centralità" o territorialità di generare spazi liberati, luoghi di autoproduzione dove si incontrano la tematica dell'aggregazione sociale, i movimenti urbani antispeculativi, il femminismo e recentemente anche l'ambientalismo. I centri sociali nascono nelle città, sono una risposta (soprattutto giovanile) al degrado della città attraverso nuove forme di aggregazione politica, attraverso la riappropriazione di quegli spazi limite della città denaturalizzata. In questo senso la radicalità delle "condizioni ambientali" di nascita, crescita e sviluppo di un centro sociale sono tutte interne alle contraddizioni e lacerazioni della città stessa: tra il centro e la periferia, tra quartieri bene e quartieri degradati, tra l'abbandono e il riuso urbano (il vero grande punto di forza e di utopia dei centri sociali). A Roma, città dalle mille contraddizioni di sviluppo urbanistico, ci sono circa trenta centri sociali. Molti nati di recente, e tra questi il Casale Podere Rosa. Si tratta di una esperienza, di un percorso alla cui base vi è un progetto politico-culturale ambizioso: un laboratorio di idee, di interpretazione politica sui nuovi conflitti nella società e nello specifico della questione urbana e ambientale. La possibilità di intervenire nel dibattito sull'evoluzione del/dei movimento/i rosso-verdi ci suggerisce l'intenzione di ancorare la nostra riflessione sull'esperienza concreta sin qui maturata e sulle potenzialità del nostro progetto. Dalla "centralità" alla territorialità dei centri sociali. Una delle ragioni che ci hanno spinto alla creazione di questa esperienza è stata quella di uscire dallo stereotipo di "centro" di fortilizio, di barricata chiusa in se stessa, per tendere piuttosto alla dimensione delle trasformazioni e dell'intervento oltre il centro sociale, oltre lo specifico di un'isola diversa, alternativa. La grande scommessa che ci siamo posti riguarda le potenzialità di intervento sul territorio. La connotazione ambientalista della nostra esperienza e di molte delle nostre iniziative (Festa cittadina dell'ambiente, Università Verde: seminari sulle nuove ragioni...) è rivolta contro un modello di crescita urbana predatorio delle risorse naturali e contro un processo di civilizzazione intollerante verso tutte le espressioni di diversità. Facciamo della periferia il punto di partenza per la costruzione di un più ampio soggetto politico anticonsumistico, anticapitalistico, contro la mercatizzazione delle aree dismesse. Al riguardo recentemente abbiamo promosso una iniziativa a tutela degli spazi culturali nella periferia (cento anni di cinema, cento spazi culturali da ritrovare), contro la trasformazione del cinema in centri commerciali, a tutela anche di quelle nuove realtà che vogliono riappropriarsi della natura culturale di quegli spazi. La grande frontiera dei centri sociali è ormai quella di uscire fuori dal ghetto della sola diversità e proiettarsi fuori con un progetto ambizioso, in queste direzioni: la frontiera sociale - è l'idea dei lavori socialmente utili e di un progetto di riqualificazione e gestione diretta delle aree verdi della periferia; la frontiera ambientale - è l'idea del recupero delle aree dismesse nella città; la frontiera culturale -è l'idea dello sviluppo delle potenzialità dei centri sociali come luoghi di produzione culturale: una alternativa aperta alla città-mercato; la frontiera delle nuove ragioni - è l'idea di individuare i campi su cui proiettare la ricerca, la sperimentazione sociale, un lavoro che spetta al pensiero critico. (Centro socio-culturale Casale del Podere Rosa) |
< torna indietro |
< torna indietro | ||