venerdì 11 aprile
ore 19 riprendono gli appuntamenti mensili: DAMS (Dammi Amore Meglio Subito). Rassegna cortometraggi di giovani registi alla presenza degli autori. A cura di Thomas Gagliardini e Francesco Chiappetta. Link al programma
sabato 12 aprile
ore 16 IL FARAONE, IL SELVAGGIO, LA PRINCIPESSA di Michel Ocelot (2022) 80′ animazione
ore 18 LA MISURA DEL DUBBIO di Daniel Auteuil (2024) 115′
sinossi
IL FARAONE, IL SELVAGGIO, LA PRINCIPESSA
di Michel Ocelot Francia. Belgio 2022 80′ animazione
Decimo film d’animazione di Michel Ocelot, che ci fa viaggiare da fermi in mondi lontani. Dopo il capolavoro Dilili à Paris, l’inventore di Kirikou torna a lavorare sulla narrazione orale. Ancora una volta, l’apparente ingenuità del suo disegno animato contiene un discorso impegnato. Storie di tempi difficili, di povertà e teste tagliate facilmente come frutti, ma raccontate da Ocelot con la sua inimitabile eleganza in 2D. Un’epopea ambientata nell’antico Egitto, una leggenda medievale dell’Alvernia, una fantasia orientale del VXIII Secolo, con costumi ottomani e palazzi turchi, per lasciarsi trasportare da sogni contrastanti, popolati da splendide divinità, orribili tiranni, allegri giustizieri, principi e principesse che fanno ciò che passa loro per la testa, tutto questo in un caleidoscopio di colori!
LA MISURA DEL DUBBIO
di Daniel Auteuil Francia 2024 115′
Legal Thriller su un caso di femminicidio. La misura del dubbio, il quinto lungometraggio dell’ apprezzato attore francese Daniel Auteuil, adatta il romanzo Au guet-apens: chroniques de la justice pénale ordinaire del penalista Jean-Yves Moyart alias Maître Mô, e vede lo stesso Auteuil interpretare l’avvocato Jean Monier che deve difendere un padre di famiglia, accusato dell’omicidio della moglie. Il caso gli sta facendo tornare la passione per la sua professione ed è convinto dell’innocenza del suo cliente. Rispetto la storia originaria Auteuil sposta l’ambientazione dal nord della Francia al sud che conosce bene, essendoci cresciuto. Un sud atipico, tra le paludi e i tori della Camargue, attraverso cui il regista “si appropria” di questa storia tutta vissuta dal punto di vista dell’avvocato protagonista, e incentrata sul rapporto tra l’imputato e il suo rappresentante. Rapporto fatto di fiducia e confidenza, perfino di affetto, ma che può muoversi esclusivamente entro i limiti della sincerità reciproca.