Abbattimento del particolato aerodisperso (PM10 e PM2.5) in tre aree protette e due ville storiche della città di Roma nei mesi di lockdown (marzo-aprile 2020)

Abbattimento del particolato aerodisperso (PM10 e PM2.5) in tre aree protette e due ville storiche della città di Roma nei mesi di lockdown (marzo-aprile 2020)

Abbattimento del particolato aerodisperso (PM10 e PM2.5) in tre aree protette e due ville storiche della città di Roma nei mesi di lockdown (marzo-aprile 2020) di Stefano Petrella (Casale Podere Rosa), pubblicato il 27 agosto 2020 su Forest@, Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale / versione PDF

Le foreste urbane, i parchi, le ville storiche e perfino le alberature stradali hanno un ruolo molto importante nel ridurre la quantità di polveri sottili prodotte dalle attività umane (traffico veicolare, riscaldamento domestico, attività industriali, ecc). L’esposizione prolungata al particolato atmosferico è responsabile dell’aumento delle affezioni cardio-respiratorie e delle neoplasie che si riscontrano in ambiente urbano particolarmente a carico degli anziani e dei bambini. È pertanto di grande importanza mostrare l’importanza che hanno gli alberi in città a tutela della salute dei cittadini.
Lo studio è stato condotto nei mesi di marzo e aprile 2020 durante il periodo di lockdown, per calcolare la capacità dei boschi urbani di catturare il particolato atmosferico PM10 e PM2.5. Non potendo svolgere rilevazioni dirette sul campo a causa delle misure di confinamento imposte dalla pandemia, è stato definito un metodo alternativo basato sull’analisi delle immagini satellitari multispettrali di libero accesso e sull’uso di software open source. L’esame ha riguardato tre aree protette inserite nel sistema dei parchi e delle riserve naturali gestite dall’ente regionale RomaNatura (Riserva Naturale della Marcigliana, Riserva Naturale della Valle dell’Aniene e Parco Regionale Urbano di Aguzzano) e due ville storiche romane (Villa Ada e Villa Borghese).
Lo studio conferma l’importanza delle aree verdi nel contesto cittadino e dimostra che anche realtà associative esterne al mondo della ricerca scientifica possono fornire un contributo importante per migliorare le conoscenze degli ambienti naturali e semi-naturali e dei servizi ecosistemici. Questo aspetto è rilevante perché può consentire alle comunità locali (ai cittadini delle metropoli così come delle realtà rurali e ai popoli nativi di ogni parte del pianeta), spesso prive di mezzi e di potere di contrattazione, di dare più forza e concretezza alle lotte per la difesa dei territori, dell’ambiente e dei diritti.