Fuori la Barrick Gold da Cile e Argentina! Chiude Pascua Lama, la più grande miniera binazionale
Notizie locali e globali 23/01/2018 a cura di Federica Giunta
Pascua Lama, primo progetto di miniera a cielo aperto binazionale (75% del lato cileno e il 25% di Argentina), ha causato lo sfruttamento di giacimenti di oro, argento e rame, e della lavorazione in situ di tali prodotti metallici (oro, argento e concentrato di rame). Le aziende che hanno sviluppato il progetto sono state: Minera Nevada S.A. in Cile e Barrick Exploraciones Argentina S.A. e Exploraciones Mineras Argentinas S.A. in Argentina. Quando sono stati avviati gli studi di valutazione ambientale, il progetto è stato sottoposto a un rigoroso processo in entrambi i paesi. In Cile, in quanto il sito della miniera è ubicato ai piedi di tre dei più grandi ghiacciai andini che alimentano i fiumi della Valle del Huasco, l’autorizzazione è stata concessa solamente rispettando la seguente condizione: “l’azienda potrà accedere al minerale solo di modo che non avvenga alcuna rimozione, delocalizzazione, distruzione o intervento fisico dei ghiacciai Toro 1, Toro 2 e Esperanza”. Questo e altri requisiti non sono stati rispettati (questi ghiacciai hanno diminuito il loro volume tra il 56% e il 70% dal 2005) dalla compagnia estrattiva canadese Barrick Gold, la più grande società al mondo per l’estrazione dell’oro.
Mercoledì 17 Gennaio 2018, la Soprintendenza dell’Ambiente ha finalizzato un procedimento sanzionatorio contro Minera Nevada SpA e ha dichiarato la chiusura completa e definitiva del progetto binazionale minerario Pascua Lama, a causa di molteplici violazioni relative agli scarichi di acque acide, alla distruzione della flora, al monitoraggio incompleto delle variabili ambientali e sociali e al danno ambientale nelle zone dell’alto altipiano andino, tra le altre.
Lucio Cuenca dell’Osservatorio Latinoamericano di conflitti Ambientali (Cile) a proposito di questa vittoria sociale e ambientale: “Per rendere questo possibile risoluzione, ha dovuto convergere centinaia di migliaia di volontà, dalla prima e-mail che ha avvisato della situazione, i vari interventi di strada, cortei e carnevali, messe, processi rigorosi controllo comunitario, diffondendo con tutti i mezzi, le tesi, documentari, libri, creazioni, campagne internazionali, reclami che hanno portato al blocco dei finanziamenti per il progetto, servizi di reclami con competenza ambientale, i processi giudiziari, lavoro di funzionari probatori, ma soprattutto, l’esistenza di una comunità che ama sia il suo territorio che il suo modo di vivere, che è riuscito a mobilitare tutte queste volontà in difesa del bene comune”.