sabato 10 settembre 2022
ore 18,00
Antonello Chichiricco
presenta il suo nuovo libro
La Musica dei Popoli
nella formula libro-concerto.
La musica popolare è universale e libertaria. Vola oltre tutte le frontiere. Fra i nativi delle Americhe, nell’estremo Oriente, in Africa, si ritrovano ovunque radici comuni che rendono simili un canto celtico a uno andino, un vocalizzo africano a una melodia cinese (la scala pentatonica). È musica incantevole, sensuale, struggente, di profonda suggestione, semplice e insieme raffinata, mai banale, con un alto concentrato di sentimento, ritmo e tecnica, e non tradisce l’affascinante tradizione da cui nasce, arricchendosi anzi di lievi calibrati richiami ad altre etnie in un sincretismo affratellante di popoli.
Policantus – Etno-Folk
Lucia Maiellaro
Paola Castellano
Rosa Lux
Lodovico Bertuzzi
Antonello Chichiricco
Casale Podere Rosa – Biblioteca Passepartout
via Diego Fabbri (ang. via A. De Stefani) – Roma
ingresso donazione consigliata 5€ – Riservato ai soci anno 2022
info e prenotazioni: info@casalepodererosa.org – 068271545
Presentazione del Libro-Concerto La Musica dei Popoli
E dunque Musica dei Popoli. Cioè quella musica originaria dei tanti Popoli della Terra, il suo contesto storico, le sue caratteristiche, la classificazione, gli stili, i modi, gli strumenti musicali, i suoni, i canti, le danze. Tratteremo insomma di musica etnica, cioè di quella musica non omologabile all’idea di musica leggera, una musica genuina, scevra da industrializzazioni e commercializzazioni, lontana dall’arricchimento di chi la produce e degli artisti che la praticano.
Saranno molti i popoli (o gruppi etnici) del mondo di cui ci occuperemo, molti, sì, ma non tutti: i Paesi sovrani in tutta la Terra sono 222, ognuno dei quali contiene molte nazioni (nazione è una cosa, Stato o Paese, un’altra) e parecchi gruppi etnici. Citarli tutti comporterebbe la stesura di un’opera monumentale sviluppata in chissà quanti volumi. Ci occuperemo pertanto – ma cionondimeno – di numerosi popoli, scelti in base alle loro precipue singolarità, presumendone un generale interesse, cercando di spaziare il più possibile fra e all’interno delle numerose aree culturali raggruppate e suddivise in grandi galassie antropologiche: Africana, Arabo-mediorientale, Indocino-polinesiana, Cino-Coreano-Nipponica, Amerindio-Precolombiana, Slava, Europea.
All’interno delle tante aree culturali “extraeuropee” spazieremo fra la musica africana, araba, kurda, berbera, mediorientale, asiatica, oceanica e amerindio precolombiana, esaminando le origini, le caratteristiche e lo sviluppo della musica dei numerosi gruppi etnici e nazioni che queste grandi aree comprendono. Per l’Europa tratteremo di musica celtica, basca, galiziana, portoghese, provenzale, rom, gitano-flamenca, greco-turca, slavo-russa, scandinava e naturalmente italiana.
Addentrandosi nella lettura del libro emergerà chiara e critica la presenza di un’analisi sociologica o se vogliamo antropologica della società umana che non può prescindere dall’arte e dalla cultura. Non passerà inosservato che leggendo dei tanti popoli, di qualunque latitudine o epoca, si noteranno peculiarità che – seppure in forme diverse – tutti i gruppi etnici esaminati condividono: immenso rispetto e grande amore immersivo per le proprie tradizioni artistiche e culturali, forte senso d’appartenenza al proprio gruppo e alla propria terra, profonda spiritualità, genuina solidarietà verso i propri simili, completa simbiosi con la natura.
Ebbene questi valori, affermano alcuni, nella nostra attuale società umana sono andati perduti per sempre. In effetti non sarebbero perduti.
Esistono tuttora alcuni gruppi etnici superstiti o refrattari alla modernità che ancora oggi li vivono e li custodiscono gelosamente. Ma a parte loro, e piccole cellule di umani “alternativi” (alla Captain Fantastic), per la stragrande maggioranza della gente oggigiorno ciò che è importante è il conto in banca, il look, la bella macchina, il personal hi-tech più avanzato, la vacanza esclusiva, la seconda casa, insomma quei valori ideali di cui sopra non sono andati perduti, semplicemente a quei valori non diamo più alcun valore e li abbiamo sostituiti con ciò che in questo mondo conta davvero e può distinguerci, cioè i (dis)valori materiali. Ma è più di una semplice sostituzione, quei primordiali valori sono stati gradualmente sradicati dalla nostra interezza di esseri umani.
Per capire i motivi di questo scollamento va acquisita l’idea che quei valori perduti dovrebbero invece costituire parte integrale della nostra stessa vita come organi vitali, strutture portanti strappate alla nostra completezza per rimpiazzarle con protesi più adatte a sostenere i nuovi dettami esistenziali. Insomma quel primigenio insostituibile patrimonio culturale individuale e collettivo, nostra parte inscindibile, di cui le arti – in particolare musica, canti e danze – dovrebbero rappresentare la punta di diamante è ormai relegato nei ricordi, conservato in formaldeide, o peggio, stravolto e venduto al miglior offerente.
Chiudono il libro due corpose appendici: “La Musica Popolare” e “La World Music”.