Rete alternativa al G7 Agricoltura: cosa è uscito fuori dall’incontro di Bergamo

Notizie locali e globali 17/10/2017 a cura di Federica Giunta
Rete alternativa al G7 Agricoltura: cosa è uscito fuori dall’incontro di Bergamo
Sabato 14 e domenica 15 ottobre si è riunita la Rete bergamasca per l’alternativa al G7, a 5 chilometri delle lussuose sale della Bergamo Alta che hanno ospitato i Grandi 7 dell’Agricoltura. L’alternativa che si propone è quella ad una società dominata dal profitto e dall’individualismo, costruita sempre più su politiche neoliberiste e di austerità, che stanno producendo un danno non solo a noi come società civile, ma anche all’ecosistema che ci circonda. Le proposte emerse dal G7 sono infatti le stesse che hanno generato e approfondito la crisi negli ultimi 20 anni: mercificazione del cibo, finanziarizzazione, concentrazione del mercato tra grande industria e grande distribuzione. La finalità della rete alternativa è quella di mettere in dialogo comitati locali, movimenti sociali, contadini e cittadini su pratiche agricole e sociali che possano essere ritenute più sostenibili per l’ambiente che ci ospita. Questa sostenibilità potrà nascere dalla consapevolezza e dalla centralità nel dibattito politico di questioni fondamentali quali: la proposta di legge per l’agricoltura contadina; la campagna per la sovranità alimentare e i diritti contadini, l’innovazione sociale e culturale in agricoltura; il diritto ad un cibo sano e di qualità; la contrarietà agli OGM e alle New Breeding Techniques, o nuove tecniche di manipolazione genetica; come intervenire a cambiare le distorte politiche dei governi nazionali e della Politica agricola comune europea, e fermare la liberalizzazione selvaggia dei mercati in corso con accordi come il CETA, il TTIP, per promuovere la centralità delle relazioni umane e sociali e della promozione dei diritti umani. I tavoli di lavoro ai quali si poteva partecipare sono stati 5: agricoltura (dalle buone prassi all’elaborazione politica di un “pensiero grande”); mutualismo (confederare le pratiche sociali contro la crisi. Costruire il mutualismo del futuro); montagna (dove la terra accarezza il cielo: l’agricoltura di montagna); lavoro (gli sfruttati della terra: estendiamo da sud a nord la lotta al caporalato); territorio e beni comuni (la sola grande opera necessaria: la messa in sicurezza del territorio). Alle giornate hanno aderito decine di realtà che sono vittime di ingiustizie ambientali o/e sociali, le quali hanno espresso chiaramente la necessità di porsi in rete per alimentare, di forze e speranze, la propria lotta contro un modello di sviluppo e di produzione al servizio del capitale e di un élite che si trova sempre più distante delle reali problematiche ed esigenze che ha il popolo. Tutto questo è stato riassunto magistralmente nel documento scritto alla fine delle due giornate, che rappresenta in parte un manifesto di quello che richiede chi realmente vive e lavora la nostra terra.

Manifestazione della Rete bergamasca per l'alternativa al G7

Catalunya: quando la spinta indipendentista è più forte della costituzione

Notizie locali e globali 17/10/2017 a cura di Federica Giunta
Catalunya: quando la spinta indipendentista è più forte della costituzione
Il primo ottobre si è svolto il referendum proposto dalla Catalogna per votare l’indipendenza della regione, con la domanda “Volete che la Catalogna sia uno Stato indipendente in forma di repubblica?”. Il referendum è stato promosso dalla Generalitat de Catalunya ed è stato indetto da una legge del Parlamento della Catalogna, secondo cui il voto dovrebbe avere natura vincolante, ma è invece stato contrastato dal governo spagnolo in carica, secondo cui la Costituzione della Spagna non consentirebbe di votare sull’indipendenza di alcuna regione spagnola, e la consultazione sarebbe quindi incostituzionale. Il mese precedente alla consultazione si sono verificati molti episodi di repressione (dal sequestro delle schede referendarie, alle cariche della polizia alle pacifiche manifestazioni degli indipendentisti) e questo non ha fatto altro che portare l’opinione pubblica a solidarizzare con la causa indipendentista e a vedere con sospetto un atteggiamento così violento da parte del governo spagnolo. Anche la giornata elettorale del primo ottobre si è risolta in un braccio di ferro tra il governo centrale, che ha mobilitato le forze di polizia per impedire il voto e il governo regionale catalano che ha impiegato ogni mezzo per consentire la consultazione. I risultati mostrano che ci sono stati 2.286.217 votanti (43,03% degli aventi diritto), con 2.044.038 SÌ (92,01%) e 177.547 NO (7,99%). Quindi un buon risultato fra quelli che sono effettivamente andati a votare, anche se si tratta di meno della metà della popolazione avente diritto. Lo stato attuale dei rapporti fra la Catalugna e il governo centrale spagnolo è molto teso, e in settimana si saprà se la Catalugna dichiarerà affettivamente l’indipendenza oppure se Madrid imporrà l’art. 155, dove chiede formalmente al presidente catalano di restaurare la legalità attraverso un documento scritto e motivato giuridicamente, che contenga una relazione su quelli che vengono considerati i comportamenti non conformi alla legge e le misure specifiche per risolvere la situazione. Aldilà di qualsiasi opinione personale a favore o meno dell’indipendenza di questa piccola regione, vorrei diffondere un comunicato stato pubblicato all’indomani del referendum, scritto dal Sindacato dei Venditori ambulanti di Barcellona. In questo prezioso documento si rivendica il diritto dei popoli a decidere sul loro futuro, che non dovrebbe essere negato o perseguitato e si estende la solidarietà ai popoli e ai gruppi popolari che dal basso hanno sempre combattuto per il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Questo gruppo di migranti, spesso oppressi e razzializzati sia dal governo spagnolo che dalla Generalitat catalana stessa, con estrema umanità, empatia e solidarietà, appoggia questo movimento popolare indipendentista a resistere, a ribellarsi, a dire NO alla repressione, a dire NO alle persecuzioni, a dire NO alla violenza. Perché noi non dovremmo farlo?

Manifestazione per l'indipendenza della Catalogna

Servizi Ecosistemici del Parco di Aguzzano: seconda fase

Servizi Ecosistemici del parco di Aguzzano – Distribuzione degli alberi censiti

1° fase: Giugno-Settembre 2017
2° fase: Ottobre-Dicembre 2017
3° fase: Gennaio-Giugno 2018 Elaborazione Report iconaPDF Scarica il Report (54MB)
4° fase Presentazione del Report e incontro-tavola rotonda venerdì 8 giugno 2018
Videodocumentazione dell’incontro:
Presentazione del Report (51′): Stefano Petrella
Tavola rotonda e interventi dal pubblico (61′)
comunicato del 10/06/2018: Parco di Aguzzano Bene Comune: il territorio è protagonista

Il progetto “Servizi ecosistemici nel Parco di Aguzzano” entra nella seconda fase.

Ultimato nel corso dell’estate il censimento a campione degli alberi del parco – attività svolta grazie alla preziosa collaborazione volontaria di un gruppo cittadini – stiamo procedendo adesso alla elaborazione dei dati raccolti. Stimiamo che nelle aree con la maggiore copertura arborea (fasce ripariali, aree di impianto antropico, aree di ricostruzione dei boschi a caducifoglie) siano presenti in media 211,2 alberi per ettaro, con un massimo di 291,3 e un minimo di 149,3.
Diversamente nelle aree in passato adibite a seminativo e oggi soggette ad intenso calpestio, gli alberi hanno una densità media di 33,1 per ettaro con un massimo di 49,1 e un minimo di 20,2.

In entrambe le tipologie ambientali, l’Ailanto (Ailanthus altissima), specie arborea esotica e infestante, risulta essere quella maggiormente presente. Altre specie ben rappresentate sono il Platano (Platanus x acerifolia), la Robinia (Robinia pseudoacacia) altra essenza esotica e infestante, il Pioppo nero (Populus canadensis), l’Olmo campestre (Ulmus minor), il Mirabolano (Prunus cerasifera), il Leccio (Quercus ilex), il Tiglio nostrano (Tilia platyphyllos), il Pioppo bianco (Populus alba) e il Pino domestico (Pinus pinea). Nel complesso sono stati rilevati 556 alberi appartenenti a 33 specie diverse.

Nel corso dei sopralluoghi sono stati evidenziati fattori di forte criticità (micro discariche con amianto, aree soggette a vandalismi e incendi, porzioni di parco interdette alla pubblica fruizione, assenza di interventi di manutenzione lungo il Fosso di S. Basilio), ma anche situazioni di un certo interesse ecologico come la ricostruzione spontanea di una formazione a Populus alba in una tratto soggetto a ridotto calpestio.

Il progetto proseguirà con il calcolo delle quantità di inquinanti atmosferici filtrati e trattenuti dalla vegetazione del parco e con la stima del beneficio anche economico che il parco esercita a favore della cittadinanza.

INFO.
info@centrodiculturaecologica.it – info@casalepodererosa.com +39 068271545

Servizi Ecosistemici del Parco di Aguzzano – Frequenze relative delle specie arboree