Le città, quello che si vede e quello che non si vede, le città scomparse e quelle fantastiche. Un viaggio nelle città, vere o immaginate, attraverso lo sguardo di diversi registi, in epoche e luoghi differenti che si sovrappongono in un grande affresco sulla città, in cui è difficile distinguere dove inizia una e finisce l’altra, un po’ come avviene ormai anche fisicamente con le megalopoli che invadono tutto il territorio e si fondono una con l’altra.
venerdì 2 febbraio
ore 18,00 LISBON STORY di Wim Wenders (1995)
ore 21,00 GAGARINE-PROTEGGI CIO’ CHE AMI di Fanny Liatard, Jérémy Trouilh (2020)
sabato 3 febbraio
ore 16,00 KEDI – LA CITTA’ DEI GATTI di Ceyda Torun (2016 documentario)
ore 18,00 fuori rassegna THE WAYS OF THE HEROES di Ana Konstantinović (2023 documentario sulla storia di dodici persone provenienti da sei paesi europei che si impegnano a preservare l’ambiente) maggiori info
ore 21,00 200 METRI di Ameen Nayfeh (2020)
sinossi dei film:
LISBON STORY
di Wim Wenders Germania, Portogallo 1995 105’
Commissionato dalla città come un semplice documentario su Lisbona, il regista durante le riprese decide di trasformarlo in un film. Un film nel film, in cui Wenders unisce l’amore per il cinema al racconto di una città, offrendoci i vicoli, le scalinate che si arrampicano sulle colline, le brutte periferie con la polvere e i panni stesi ad asciugare, i rumori e la musica che convivono alla perfezione con il silenzio. Nel film vari omaggi ai maestri del cinema, tra cui anche l’intervento del vecchio regista portoghese Manoel de Oliveira, che detta le regole decisive sullo stile e sull’arte.
GAGARINE-PROTEGGI CIO’ CHE AMI
di Fanny Liatard, Jérémy Trouilh Francia 2020 95’
Anni Sessanta. Yuri Gagarin inaugura il progetto abitativo che poi prese il suo nome alla periferia di Parigi. Un enorme complesso di alloggi popolari, allora simbolo della modernità. Edifici alti, costruiti al fine di sgomberare tutte le baraccopoli che si estendevano ai confini della ca pitale francese e che, nel 2019, furono demoliti, per dare spazio a nuovi progetti di riqualificazione urbana. Il film è stato girato poco prima e durante la demolizione, insieme agli abitanti. Girato a quattro mani da due giovani registi, il film è un racconto sull’importanza di proteggere le nostre radici e ciò che si ama. Una visione inedita delle periferie parigine, che qui si trasformano nel luogo dei sogni e delle propria infanzia, un luogo da proteggere a ogni costo. In bilico tra le salde radici nel complesso architettonico e la sua testa “tra le stelle” il racconto di questa comunità “vicina alla luna” commuove e svela una banlieue di sognatori pronti a tutto.
KEDI – LA CITTA’ DEI GATTI
di Ceyda Torun Stati Uniti, Turchia 2016 80’documentario
Il documentario realizzato nel 2016, è una dichiarazione d’amore della regista turca Ceyda Torun, per i felini della sua città, Istanbul, che, ogni volta che tornava dopo i suoi trasferimenti, erano l’unico elemento costante e immutato che incarnava l’anima stessa della metropoli, in continua trasformazione. Centinaia di gatti si aggirano per le strade di questa città. Per migliaia di anni hanno accompagnato le vite degli abitanti divenendo una parte importantissima della comunità. Senza alcun padrone, i gatti di Istanbul vivono a cavallo tra due mondi, né addomesticati né selvatici, portando gioia nelle vite delle persone che hanno deciso di adottarli. Divinizzati dagli antichi egizi, i gatti sono notoriamente amati dai musulmani da quando il profeta Maometto fu salvato da una gatta soriana, che lo protesse da un serpente. Attraverso lo sguardo dei sacri felini, dunque, possiamo conoscere la città da un’altra prospettiva, da sotto i tavoli dei caffè e dei mercati o dall’alto dei cornicioni dei palazzi scopriamo gli angoli più nascosti, gli scorci dimenticati, i nascondigli segreti.
200 METRI
di Ameen Nayfeh Palestina, Giordania, Qatar, Italia, Svezia, 2020 86’
Film dichiaratamente politico, realizzato nel 2020, primo lungometraggio del regista palestinese Ameen Nayfeh. Per la geometria il modo più veloce per unire due punti è tracciare una retta. La vita e la Storia, però, hanno spesso altre regole, e le rette possono spezzarsi di fronte a un muro o diventare linee tortuose che uniscono i punti in maniera imprevedibile. 200 metri e il muro costruito da Israele dividono la casa di Mustafa, palestinese della Cisgiordania, da quella della moglie Salwa e dei loro bambini. Il film racconta la situazione assurda di un palestinese rimasto intrappolato da un lato del controverso muro di separazione fra Israele e Palestina, mentre la sua famiglia è confinata dall’altro. La evidente metafora vuole illustrare il paradosso di due nazioni che condividono lo stesso territorio, divise però da rapporti di forza sbilanciati. I palestinesi, popolo sconfitto, diseredato, disunito, sono costretti a vivere fuori dalla realtà, o meglio ancora in una realtà surreale, in cui la geometria è superata dalle leggi degli uomini.