11 NOTIZIE LOCALI E GLOBALI del 06/06/2017
a cura di Federica Giunta (progetto “Torno subito” al Casale Podere Rosa)
Come festeggiare la Giornata dell’Ambiente con Trump?! Lunedì 5 giugno si è svolta la Giornata Mondiale dell’Ambiente, anche se quest’anno la notizia e le varie celebrazioni non sono state diffuse più di tanto, probabilmente per i riflettori puntati sul problema terrorismo.
Istituita negli anni Settanta, la giornata è stata usata come occasione per parlare di tematiche ambientali, che riguardano tra le altre cose l’inquinamento, la sovrappopolazione e il surriscaldamento globale.
La giornata arriva pochi giorni dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che gli USA usciranno dall’accordo di Parigi, il più importante trattato degli ultimi anni per contrastare il riscaldamento globale riducendo sensibilmente le emissioni di anidride carbonica, uno dei principali e più pericolosi gas serra. Non solo avrebbe deciso di uscirne ma anche di creare un accordo “interamente nuovo che abbia i termini giusti per gli Stati Uniti, le aziende, i lavoratori e i contribuenti”, assicurando che gli Stati Uniti saranno amici dell’ambiente, ma senza danneggiare l’occupazione interna (soprattutto del settore della produzione di carbone che lo ha sostenuto e continua a farlo). Con la poca lungimiranza che lo contraddistingue, Trump non ha tenuto conto né dei costi della crisi climatica (siccità con perdite in agricoltura, enormi costi assicurativi e di riparazione dei danni causati dall’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi atmosferici estremi, costi sanitari delle ondate di calore, per citarne alcuni), né dei vantaggi economici e occupazionali generati dalle imprese della green economy, maggiori di quelli possibili del settore dei combustibili fossili.
Il segnale politico verso un ritorno ai carburanti fossili è chiaro, segna una rivincita nella squadra del presidente per lo stratega Stephen Bannon, che dal giorno dell’insediamento di Trump lo spinge a voltare le spalle all’accordo e ad abbracciare un nazionalismo economico i cui primi passi sono stati l’estinzione del patto commerciale trans-pacifico e la promessa di rinegoziare il Nafta.
L’accordo di Parigi era stato sottoscritto nel dicembre 2015 dalla precedente amministrazione Obama e da altri 194 paesi, mentre la procedura per uscirne richiede quasi quattro anni. Forse questi accordi possono anche essere visti come processi affaristici o manovre di greenwashing però, nonostante questo, potrebbero generare delle politiche ambientali ed energetiche vincolanti.
La decisione di Trump potrebbe avere serie conseguenze sul mantenimento degli impegni da parte degli altri stati e sulle condizioni climatiche della Terra, considerato che il riscaldamento globale si sta già verificando e ogni anno perso per contrastarlo fa aumentare il rischio di produrre effetti irreversibili sul clima (e che gli USA producono il 25% di CO2 totale).
È difficile però prevedere con esattezza che impatto potrebbe avere l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi. Uno studio pubblicato di recente ha stimato che le politiche annunciate da Trump negli ultimi mesi potrebbero far mancare di molto gli obiettivi che aveva fissato Obama: entro il 2025 le emissioni potrebbero ridursi del 15-19 % rispetto ai livelli del 2005, invece del 26-28 % assunto come impegno al momento della sottoscrizione dell’Accordo di Parigi.