Notizie locali e globali 05/09/2017 a cura di Federica Giunta
Je so pazzo e la partecipazione attiva dal basso in una Napoli esempio di resistenza e rinascita
Napoli è una città piena di fermento. Verranno in mente le strade piene di gente, i mercati caotici, i vicini che si urlano da un balcone ad un altro, i motorini truccati che rombano ad ogni angolo. Noi invece pensiamo a tutte quelle realtà sociali resistenti e dissidenti, i suoi centri sociali, luoghi dove i/le cittadini/e non solo resistono ad una politica sempre più destrutturata e ad un territorio contaminato a livello sociale ed ambientale, ma che mirano alla rinascita di un tessuto sociale che si può ricreare anche dal basso, senza per forza aspettare che il politico di turno voglia cambiare le cose. Uno di questi è Je so pazzo, uno spazio sociale creato da alcune/i compagne/i dopo aver ridato vita ad un OPG abbandonato nel quartiere di Materdei e che dal 7 al 10 Settembre ospiterà un festival per ridare “potere al popolo”. Proprio rispetto al luogo (un ex ospedale psichiatrico) e al nome nel loro sito si legge: «..laddove hanno regnato solo oppressione, autorità e reclusione, vogliamo creare spazi di condivisione, socialità e libertà per venirci in soccorso e riprendere coraggio. Perché sappiamo bene che se ci uniamo possiamo farcela (..) in un mondo dove la normalità è fatta da disoccupazione, precarietà, discriminazioni razziali e di genere e chi più ne ha più ne metta, vogliamo dichiararci pazzi e osare organizzarci per riprendere parola e costruire dal basso un’alternativa al mondo grigio e disperato che vediamo quotidianamente». Questo, come molti altri, è un esempio concreto e limpido di come la politica dovrebbe essere creata dai movimenti sociali e alimentata dalla società civile che vive il territorio e che affronta quotidianamente sulla sua pelle delle ingiustizie e delle problematiche tutte italiane.
Links: http://jesopazzo.org/