Il 22 febbraio è stata approvata in giunta capitolina la delibera n.19 del 2017, che ordinerebbe la graduatorietà degli imminenti sfratti delle associazioni, di quelle già in elenco che sono 113 su 860 spazi (…prima si sgomberano quelle trasformate in commerciale, poi i partiti e i movimenti, poi le associazioni).
Lo spot con cui è stata pubblicata questa delibera è “il Comune si riprende il suo patrimonio”
… MA aggiungiamo noi:
“…continuando a svuotare -anche se con graduatorietà- altri immobili in tutta la città e in periferia senza un progetto di intervento condiviso con la città, partecipato e trasparente; senza progettare l’impiego di quegli innumerevoli edifici ancora vuoti e magari anche già ristrutturati con soldi di noi tutti cittadini di Roma (esempi noti in zona: la ex-Stalla dei Tori al Parco di Aguzzano e la Torre Farinacci a Casal de’ Pazzi); interrompendo progetti di accoglienza, socialità, cultura, sostegno lavorativo; interrompendo servizi di pubblica utilità; richiedendo ad organismi non commerciali di pagare retroattivamente il canone commerciale (e non quello definito nei contratti) che prevede cifre a 5 zeri (!!!), impossibili da pagare per realtà che non operano in campo commerciale. Ci sembra dunque che si voglia far passare la riacquisizione degli immobili sociali come la panacea per l’illegalità romana (cosa dubbia perché gran parte di queste realtà sono pienamente legali ed in regola con gli affitti sociali previsti). Si vede come al solito la pagliuzza MA non il trave…”
Comunicato di DecideRoma del 28 febbraio – La forma dell’acqua: dopo la rioccupazione del rialto, fermare gli sgomberi, aprire il confronto sui beni comuni.
Articolo su repubblica.it del 1 marzo – Roma, la scure di Affittopoli su artisti e terzo settore: pronti 113 sgomberi.
Il Casale Podere Rosa è ancora aperto … ma come tantissime realtà rischia lo sfratto! Per seguire gli aggiornamenti sul Casale Podere Rosa: #vertenza_CPR